Nasce la nuova carta d’intenti sul vino naturale, sottoscritta qualche giorno fa da 40 vignaioli italiani. Nei nostri vigneti si producono grandi eccellenze per un mercato che vale 9,5 miliardi di euro. Il protocollo dei Vini Naturali stabilisce che questi vanno lavorati in purezza, tollerando solo minime percentuali di zolfo e di rame. Nessuna pratica invasiva e nessun additivo, nemmeno quelli ammessi dalla legge per il vino convenzionale. Neppure aromi e tannini, ma solo il valore delle uve, la variabilità dell’annata, le competenze agronomiche ed enologiche di chi lo produce. C’è anche un produttore calabrese tra quelli che hanno redatto il protocollo agronomico in cui si attesta la conformità del proprio lavoro agli intenti sottoscritti. Un progetto collettivo, per il quale i firmatari aderiscono a uno studio universitario, “che eseguirà analisi chimiche e microbiologiche, alla ricerca nei vini di metaboliti e prodotti di degradazione di vari ceppi di lieviti, al fine di determinare uno standard che evidenzi l’uso di lieviti selezionati o di fermentazioni spontanee. Nell’immediato futuro si impegnano a sostenere e proporre tutte quelle iniziative finalizzate alla possibilità di riportare nell’etichetta dei vini, la lista completa degli ingredienti.”
Le regole sancite nella carta dicono che il vino naturale è : “ottenuto da uve da agricoltura biologica o biodinamica anche autocertificata, raccolte manualmente (il produttore, sottoscrivendo questa Carta, accetta analisi per la ricerca di eventuali residui di fitofarmaci e livello di solforosa); unicamente da fermentazioni spontanee (senza lieviti o batteri aggiunti); con un contenuto in solforosa totale all’imbottigliamento di max 40 mg/l per tutti i vini, indipendentemente dal tenore di zuccheri residui; senza l’aggiunta di alcun additivo o coadiuvante enologico in vinificazione, maturazione e affinamento; senza trattamenti fisici brutali e invasivi (osmosi inversa, filtrazione tangenziale, pastorizzazione, criovinificazione o termovinificazione, filtrazione sterilizzante,ecc.)”.
L’etica dei vignaioli si rifà alla filosofia di Jules Chauvet: enologo, viticoltore, chimico ed esperto di microbiologia delle fermentazioni alcoliche, nella regione Beaujolais, intorno agli anni ’70, ha fondato il movimento del vino naturale. Chauvet sosteneva che solo le fermentazioni spontanee riescono a esprimere le caratteristiche organolettiche dei territori e la loro varietà. Da qui si è costituita la prima associazione francese a tutela dei vini naturali, poi la Sains (“Sans aucun intrant ni sulfite” (ajouté) sur toutes les cuvées).