Mancano solo due giorni a Pasqua, doveroso ricordare le varie tradizioni, i diversi riti religiosi, che si tramandano da generazioni in Calabria. Città, ma anche paesi, ognuno con una storia differente da ricordare.
Tra i più curiosi ed originali, impossibile non ricordare il rito dei Vattienti di Nocera Terinese. Ogni anno in questo paese al confine tra le province di Cosenza e di Catanzaro, a pochi chilometri dalla costa tirrenica, la sera del Venerdì Santo e il Sabato Santo si svolge il rito dei Vattienti. Questa impressionante pratica trae la sua origine dall’autoflagellazione, diffusa a partire dal Medioevo, con la funzione di penitenza e di espiazione dei peccati.
Il “Rito dei Vattienti” di Nocera Terinese, già inserito nel Registro regionale delle buone pratiche delle “Passioni di Cristo in Europa”, si avvia ad essere candidato dalla Regione Calabria, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali, a diventare “patrimonio mondiale dell’umanità”. Rito estremamente drammatico, all’inizio l’autoflagellazione fu praticata dai monaci soltanto all’interno dei conventi, ora vede protagonisti dei fedeli particolarmente motivati che corrono in giro per il paese coperti di ferite che si sono auto inferte.
Come si svolge questo rito? Il Vattiente, accompagnato lungo tutto il suo pellegrinaggio dall’Acciomu, ossia l’Ecce Homo che indossa un lungo drappo rosso. Dopo aver iperemizzato o “arrosato”, come si suole dire in gergo, le cosce e i polpacci con le mani e poi con la “rosa”, un disco di sughero, il Vattiente inizia a battersi con il “cardu”, disco di sughero su cui sono infissi tredici acuminati pezzetti di vetro, detti “lanze”.
Il sangue comincia a sgorgare abbondantemente ed il vattiente inizia la corsa che lo porterà a battersi sul sagrato delle Chiese, vicino alle edicole dei Santi, passando dalla case degli amici e degli ammalati. Quando incontra la statua della Madonna Addolorata, genuflette davanti ad essa, fa il segno della croce, si percuote e versa il suo sangue ai piedi della Vergine e termina dando un bacio alla sacra effige, in segno di devozione. Il Vattiente, completato il giro, ritorna nei locali della preparazione, si deterge le ferite con un infuso di acqua e rosmarino e si unisce al corteo dei fedeli.