di Marina Malara – Appassionato, instancabile e orgoglioso della sua terra, la Calabria. Questa è l’impressione immediata che abbiamo avuto conoscendo, durante la nostra visita a Milano, nel padiglione Eataly ad EXPO 2015, lo Chef Enzo Milasi, di Reggio Calabria, che ha cucinato nel ristorante Calabria durante tutto il mese di luglio per i visitatori dell’esposizione universale che hanno voluto gustare i sapori calabresi. Sono in tutto 5 gli chef calabresi che hanno proposto e proporranno fino ad ottobre i loro migliori piatti nei ristoranti del patron Oscar Farinetti, grande sostenitore della biodiversità. Enzo Milasi è stato uno dei cinque prescelti, lui che gestisce un ristorante gourmet nell’aspromonte reggino, per la precisione a Mannoli, vicino la più conosciuta Gambarie . Il suo locale si chiama “Le Fate Dei Fiori” già pluripremiato con riconoscimenti del tipo Quality Restaurant 2015, Quality Hotel 2015, Candidato premio Ospitalità 2015.
“Le Fate Dei Fiori” propone una cucina semplice ma raffinata, con una esclusiva attenzione ai prodotti tipici calabresi. Continua è pertanto la ricerca di materie prime eccellenti, fattore unico e indiscutibile su cui si può inserire l’abilità dello Chef per restituire l’originalità dei sapori. Enzo Milasi si ispira infatti alla “Scuola del Naturale” dello Chef Alain Ducasse: fondamentale è guardare a un prodotto e cercare di rispettare il sapore di chi l’ha coltivato o allevato, utilizzando la giusta preparazione, la giusta cottura e il giusto accompagnamento.
Questo si ottiene solo con una buona materia prima e una cucina in grado di rispettarla.
E questa filosofia culinaria ci è stata perfettamente illustrata a Milano dalla Chef Milasi che abbiamo piacevolmente intervistato.
Con quale criterio, secondo lei, Eataly ha scelto questi 5 chef calabresi, tra cui lei, per rappresentare la Calabria di fronte ad una platea internazionale di tale livello?
Penso che siano stati selezionati i ristoranti e dunque gli chef che meglio rappresentano la cucina tipica del territorio calabrese e che utilizzano prodotti rigorosamente locali. Non sono stati utilizzati criteri riferibili ai fatturati, al prestigio dei ristoratori o al numero di stelle Michelin. Sono stati preferiti i piccoli ristoratori che però potessero davvero rappresentare la tipicità e la biodiversità dei prodotti del luogo da rappresentare.
Dunque anche i prodotti che usate per cucinare qui, a Milano e ad Expo, li fate arrivare direttamente dalla Calabria?
Per l’80% e soprattutto quelli più rappresentativi li facciamo arrivare dalla Calabria. Abbiamo selezionato 7/8 aziende tra cui il pastificio Borrello che sta facendo con noi un importante progetto sulla “Struncatura”, pasta semi sconosciuta che abbiamo proposto qui ad Expo riscuotendo, con grande soddisfazione, uno straordinario successo. Assieme a questa abbiamo abbinato un formaggio, la ricotta affumicata di Mammola, che è un prodotto particolare. ed ancora il Canestrato Aspromontano delle Fattorie della Piana, i salumi del salumificio Diamante di Laganadi, i funghi porcini aspromontan dell’azienda Belmonte di Gambarie, peperoncino e aromi vari dell’azienda Lombardo di Melicucco, l’olio dell’azienda Mafrica di Limbadi, la carne di castrato di agnello di una macelleria di Bianco con allevamenti a Samo. Abbiamo dunque creato un partnerariato speciale che assemblasse prodotti straordinari e assolutamente calabresi.
Di che nazionalità sono gli avventori del ristorante calabrese di Eataly?
Si pensava che nei ristoranti regionali avrebbero consumato maggiormente i visitatori provenienti dalle stesse regioni. Ma dobbiamo affermare con grande piacere che i nostri più numerosi clienti sono stranieri o provenienti da altre regioni d’Italia nonostante siamo vicini al ristorante siciliano che, si sa, è tra i più attrattivi per antonomasia.
Che esperienza sta vivendo qui ad Expo 2015?
Esperienza bellissima e terrificante nello stesso tempo. Bellissima perché qui c’è il mondo ed è stupendo e d emozionante. Far parte, nel mio piccolo, di questo grande spettacolo non ha prezzo. Terrificante per i ritmi di lavoro e per il numero di coperti che facciamo al giorno. Parliamo di circa 500 piatti al giorno mentre nel mio ristorante ho solo trenta coperti. Si immagini la fatica. Ma abbiamo un gruppo di lavoro affiatato e consolidato e ce la facciamo alla grande.