Rilanciare i legumi a livello mondiale, il loro consumo, la loro coltivazione, in quanto esempio di alimentazione salutare. Per questo il 2016 è stato dichiarato dall’Onu anno internazionale dei legumi. In Calabria da sempre fagioli, ceci, lenticchie, sono alla base dell’alimentazione e costituiscono, in molti territori, elementi fondanti di autentiche tradizioni gastronomiche. L’Agenzia per lo sviluppo in agricoltura della Regione (Arsac), nell’ambito di un progetto riguardante le leguminose da granella, in collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l’Enea, ha censito e studiato, in tutto il territorio regionale, 120 varietà di fagioli e altri ecotipi di cece e lenticchia, caratterizzandoli morfologicamente, geneticamente e per le loro potenzialità agronomiche. “Alcuni legumi di pregio – spiega Luigi Gallo dell’Arsac – come il Fagiolo Poverello Bianco dell’area del Pollino, il Fagiolo Monachella dell’alto Lametino, il Fagiolo di Cortale dell’area Catanzarese (comuni di Maida, Cortale, Girifalco), la Sujaca di Caria di Drapia del Vibonese (Altopiano del Poro), i Fagioli Merulla dell’altopiano silano, la Lenticchia di Mormanno, siccome sono stati studiati e rilanciati da alcuni anni dall’Arsac hanno già generato una nuova opportunità di reddito”. Queste varietà, inoltre, possiedono un grande valore ambientale in quanto, le loro radici, per effetto di un rapporto simbiotico con i batteri del genere “Rhizobium”, sono in grado di fissare l’azoto atmosferico, gassoso, trasformandolo in nitrico e ammoniacale e rendendolo assimilabile dalle piante. Pertanto, queste varietà insieme a tutte le altre censite, per le loro caratteristiche di biodiversità e di qualità, rappresentano un patrimonio per la Calabria. “Una risorsa – aggiunge Gallo – che il nuovo Programma regionale di sviluppo rurale (Psr), anche attraverso i Gruppi di azione locale (Gal), potrà valorizzare con l’attivazione di micro filiere. Una ulteriore occasione per rilanciare la coltivazione delle leguminose autoctone e per generare integrazione di redditi e nuova occupazione. Il rilancio della coltivazione di questi ecotipi, difatti, oltre a fornire dell’ottimo cibo, può fermare l’abbandono dei terreni agricoli in alcune aree della Calabria”.
