Alcuni abitanti di Belmonte sostengono che Il suo nome derivi dallo spagnolo jamón, termine che adattato poi al dialetto locale diventa gammune; altri sostengono che la denominazione gammune sia più vicina al termine dialettale calabrese ‘gamma’ , gamba. Sulla denominazione non si ha quindi certezza, ma sula sua bontà non si hanno dubbi: è il gammune di Belmonte il protagonista di cui parleremo di seguito.
Il gammune di Belmonte nasce da una preparazione lunga e complessa che ancora oggi viene svolta come in antichità e suddivisa in fasi che rigorosamente si susseguono: durante la prima fase si disossa la coscia del maiale avendo cura di lasciare circa due dita di grasso intorno alla coscia; durante la seconda fase la carne viene salata e aromatizzata con salsa di peperone e poi ‘insaccata’ nella vescica del suino.
Durante la terza fase i ‘produttori’ verificano Il peso del gammune, (varia da 2 a 3 chili e mezzo) e successivamente lo pongono ad asciugare, come vuol l’antica tradizione, nelle cantine delle case belmontesi per almeno 16 mesi.
Il segreto della stagionatura perfetta? Secondo i Belmontesi è proprio la brezza marina proveniente dal mare l’ingrediente segreto che perfeziona la stagionatura del gammune e lo rende unico.