Belmonte calabro (Cosenza) diventa un esempio straordinario di ospitalità diffusa, di sostenibilità ambientale e di preservazione di tradizioni culturali e sociali. Il paesino di 2.500 anime stava andando in rovina a causa di spopolamento, calo demografico e pendolarismo lavorativo, ma arriva l’idea di due fratelli che cominciano a comprare un paio di case semidiroccate e le ristrutturano per ospitare i turisti. Il progetto cresce e altri proprietari delle case del borgo fanno lo stesso facendo rinascere Belmonte . Uno dei due fratelli, Giuseppe Suriano, 48 anni, Belmontese ‘di ritorno’ con uno studio di commercialista a Perugia, racconta: “Al’inizio eravamo 10 associati oggi siamo 63, e abbiamo ricevuto il riconoscimento di albergo diffuso nazionale, il primo della Calabria, con le nostre 30 stanze. Il progetto l’abbiamo chiamato “a’ praca”, perché il paese sorge, appunto, su una roccia”. Ma Belmonte calabro, è da visitare anche per l’eccezionalità dei suoi prodotti, visto che vi si possono incontrare agricoltori che vivono come 100 anni fa e utilizzano ancora sistemi arcaici e naturali per fare il formaggio di capra, la ricotta, per stagionare salumi e capocolli, soppressate e salsicce piccanti. Tra i prodotti che si possono assaggiare ci sono sicuramente il pomodoro di Belmonte, gigante, autoctono, unico al mondo; la pasta, in genere spaghettoni o bucatini al sugo di capra; i fichi d’india, i capperi giganti e selvatici (crescono intorno al paese e perfino sulle scale e sui viali), i formaggi, l’olio, il pane cotto nel forno a legna con farine locali senza glutine. Senza dimenticare la fabbrica artigianale dolciaria Colavolpe, che da cento anni produce un’infinità di delizie rigorosamente a mano, la cui punta di diamante sono i fichi della zona, i “dottati”, tra i migliori del mondo, farciti, messi al forno e poi glassati. Menzione a parte merita poi “il finocchietto selvatico una pianta usatissima in cucina perché ha un aroma inconfondibile e perché contiene delle riconosciute proprietà benefiche (diuretica, antispasmodica, anti-infiammatoria, depurativa e rinfrescante) e quindi utilizzato per produrre un elisir la cui ricetta viene tramandata da generazioni in generazioni.
