Agricoltura sostenibile e utilizzo alimentare della canapa, cresce e crescerà la produzione calabrese, attestata come tra le migliori e le più buone. Sono ad oggi circa 250 gli ettari coltivati e 120 le aziende di tutte e cinque le province che hanno
investito nella coltivazione di questo prezioso cereale. Il trend è destinato a crescere nel 2016. Ritorno alla terra, opportunità di sviluppo, occupazione e nuove generazioni, CANNA ci crede. E non è un caso che nasca e parta proprio da qui il primo menu di piatti locali interamente alla canapa calabrese. Soddisfatto il Sindaco Giovanna PANARACE: ecco uno dei ritorni alla terra! Della canapa, dei suoi benefici, delle
tecniche di coltivazione e degli studi universitari in corso per gli usi
medici, ha parlato il Presidente dell’Associazione PUNTO VERDE, FILIERA
CORTA DELLA CANAPA, Antonio CHIARAMONTE. L’occasione è stata, domenica
scorsa (6 dicembre), ospiti dell’Agriturismo PACE nella frazione Destra
di CANNA, l’ulteriore momento di approfondimento sull’argomento, seguito al
primo riuscito incontro di fine ottobre scorso, promosso dal Comune, al
quale aveva partecipato, tra gli altri, anche il consigliere regionale Carlo
GUCCIONE, tra i sostenitori di questa nuova opportunità agricola. E quello
dei benefici complessivi della coltivazione della canapa calabrese è tema
sul quale torna volentieri l’Esecutivo guidato da Giovanna PANARACE impegnato a promuovere l’ agricoltura sostenibile, la valorizzazione ed il ritorno alla terra delle nuove generazioni. Dalle bruschette con olio di canapa e focacce con farina di canapa,
alle tradizionali crispe locali ma fatte con farina di canapa alle praline
di ricotta col pregiato decorticato di canapa. Dalle orecchiette con
farine di canapa, condite con sugo e mollica all’agnello al forno con
patate all’insalata con granella di decorticato di canapa. Dai semi di
canapa tostati alla birra artigianale BLANDINO di Strongoli, la prima
alla canapa calabrese. Fino al dessert al cioccolato fondente e farina di
canapa. Dall’antipasto al dolce, questi sono soltanto alcuni dei piatti
del primo menù identitario calabrese interamente alla canapa locale. La
partecipata iniziativa culturale ed enogastronomica, alla quale hanno
partecipato sia l’Amministrazione Comunale (con il Primo Cittadino ed il
Vicesindaco), sia il Fiduciario della Condotta Slow Food Pollino Sibaritide
Arberia Lenin MONTESANTO è stata sostenuta dalla Confederazione Italiana
Agricoltori(CIA). A coadiuvare lo staff dell’agriturismo guidato da
Mariarosa BUONGIORNO e dal marito Mario PACE è stata Francesca MASELLI, membro
della prestigiosa Federazione Italiana Professional Personal Chef(*FIPPC*)
che ha anche collaborato in diverse occasioni con il famoso chef
coriglianese Giorgio TROVATO. L’associazione PUNTO VERDE,
FILIERA CORTA DELLA CANAPA con il suo progetto di agricoltura
sostenibile, portato avanti in partnership con la Facoltà di Agraria
dell’Università di Reggio Calabria, raccoglie diverse realtà
imprenditoriali, sparse per tutte e cinque le province calabresi, con una
maggiore concentrazione su Crotone. Ai soci viene garantita un’assistenza
completa che va dalla richiesta dei semi alla raccolta. È stata costituita
una filiera di agricoltori che riconosce i benefici di questa pianta che
può essere coltivata su qualsiasi tipo di terreno e a diverse altitudini. Tra
le curiosità, nella pratica agronomica del sovescio – è stato spiegato – la
canapa garantisce un duplice vantaggio: da un lato pulisce e rende fertile
il terreno (essendo un disinfestante naturale); dall’altra può essa stessa
essere utilizzata per molteplici usi. Dall’alimentazione alla bioedilizia,
dalla carta alla plastica, dal tessile al carburante, dall’agricoltura fino
alla medicina. La canapa alimentare – è stato ribadito anche in questa
occasione – apporta diversi benefici: aiuta la vista, la pelle e le ossa,
riduce l’invecchiamento, migliora le prestazioni fisiche e, secondo recenti
studi avrebbe anche un effetto benefico nella cura della sclerosi multipla.
E non bisogna trascurare neppure l’aspetto economico. Essa, infatti, per
ogni ettaro coltivato – è stato calcolato – produce una resa che può
raggiungere anche i 2 mila euro.
